Approfondimenti e Patologie

La Dieta nel Management delle Malattie Gastrointestinali

La funzione principale dell’apparato digerente è digerire gli alimenti, di assorbire i nutrienti e di eliminare quanto non è utilizzabile per la nutrizione. I nutrienti possono passare la barriera intestinale solo se scissi in materia chimica fisica appropriata, quindi sono necessari una serie di processi, che si svolgono durante la digestione per mezzo dei quali le sostanze complesse sono scomposte in forme più semplici. In seguito all’assorbimento di queste sostanze si possono così attuare le funzioni: energetica, plastica e di regolazione. Un cattivo funzionamento, a causa di malattie, degli organi di cui è costituito, può comportare variazioni della digeribilità degli alimenti, dell’assorbimento dei nutrienti, dell’eliminazione degli escreti. Tali variazioni possono interferire sullo stato generale della nutrizione della persona con comparsa di malnutrizione. Anche gli aspetti emotivi collegati con l’atto alimentare e con l’alimentazione in generale, intervengono sulle abitudini alimentari e quindi in parte sulla personalità .Alcune Patologie Gastroitestinali possono essere  dovute al tipo di vita stressante ed in particolare ad un’alimentazione non regolare, fatta di un eccessivo consumo di grassi e carboidrati e ad uno scarso introito di frutta e verdura, cioè fibra, sotto i bisogni fisiologici.A tutto questo si aggiungono cattive abitudini come il mangiare in piedi e velocemente e non fare spuntini tra i pasti principali. L’apparato gastroenterico svolge un ruolo di primaria importanza nell’assimilazione dell’alimento, pertanto nutrizione e gastroenterologia sono due discipline strettamente correlate. La terapia della maggior parte delle patologie gastrointestinali è di tipo combinato: farmacologico e nutrizionale. Sfortunatamente gli effetti benefici di una variazione dell’alimentazione vengono spesso ignorati causando nei pazienti guarigioni incomplete e ritardi nella scomparsa della sintomatologia. La restrizione alimentare o una revisione del regime nutrizionale sono invece di primaria importanza nel trattamento dei disturbi gastrointestinali, sia acuti che cronici. Nonostante ciò,  c’è una reale scarsità di informazioni riguardo al fabbisogno nutrizionale  in pazienti affetti da disturbi gastrointestinali. Questo articolo vuole fornire novità e spunti riguardanti l’approccio nutrizionale alle patologie croniche del piccolo e del grosso intestino.

 

Malattie dell’intestino Tenue e Crasso

Una dieta appropriata è essenziale per i pazienti affetti da patologie dell’intestino tenue. I pazienti con diarrea associata a patologie del piccolo intestino necessitano di una dieta altamente digeribile, a moderato contenuto di grassi e priva sia di lattosio che di glutine. Esistono poi teorie secondo cui è importante l’utilizzo di fonti proteiche selezionate provenienti da alimenti altamente controllati. Va poi riconsiderata la teoria secondo cui le fibre svolgerebbero un effetto “abrasivo” sull’intestino infiammato provocando un effetto negativo e il susseguente minor assorbimento degli alimenti. Infatti le proprietà gelificanti e leganti di alcuni tipi di fibra, nonché il loro potere fermentativo possono mostrare effetti positivi su alcune  patologie dell’ intestino tenue.  Va detto però che la risposta ad una terapia nutrizionale può variare da paziente a paziente. Infatti, mentre alcuni possono trarre beneficio da una dieta “ipoallergenica” , altri sembrano migliorare con diete meno digeribili contenenti fonti di fibra a moderato o minimo potere fermentabile.

 

Contenuto in grassi

Una dieta povera di grassi è fondamentale nella gestione di numerose Patologie  Gastrointestinali,  ma non va dimenticato che comunque i grassi rappresentano un importante fonte calorica. I grassi rallentano lo svuotamento gastrico ed una dieta povera di grassi è sicuramente meglio tollerata.  L’assimilazione dei grassi è un processo complesso ed i grassi non assorbiti vengono idrossilati dai batteri presenti nel piccolo quanto nel grosso intestino, in particolare del colon. I grassi idrossilati stimolano la secrezione di acqua da parte del colon esacerbando la diarrea e le susseguenti perdite di liquidi. La cattiva assimilazione dei grassi può anche essere associata a malassorbimento degli acidi biliari con conseguente aumento della permeabilità e della secrezione della mucosa.

 

Acidi grassi

 

Nell’uomo il controllo del rapporto tra gli acidi grassi poli-insaturi (PUFAs) omega-6 (n-6) /omega-3 (n-3) ha la capacità di ridurre la risposta infiammatoria in pazienti affetti da colite ulcerosa e morbo di Crohn.

Diete arricchite di grassi n-3 favoriscono l’incorporazione degli stessi acidi nelle membrane cellulari, con la conseguente diminuzione della concentrazione di acidi n-6 di tipo proinfiammatorio quali, per esempio, l’acido arachidonico . Il potenziale terapeutico di una dieta in cui sia presente un supplemento rappresentato da olii di pesce, come gli acidi eicosapentaeoico (CC20:5, n-3) e decoesaeoico (C22:6, n-3), ha mostrato in pazienti affetti da colite ulcerosa una riduzione di LTB4 da parte dei neutrofili in una percentuale pari al 35-50%.

Quindi la somministrazione giornaliera, per 2-6 mesi, di 3-4 g di olii di pesce ha favorito un miglioramento dei sintomi in pazienti affetti da morbo di Crohn o da colite ulcerosa, come riportato da piccole serie di casi clinici. Va però detto che dati ottenuti su un maggior numero di pazienti non hanno fornito risultati particolarmente rilevanti.

Tuttavia, va comunque sottolineato che l’azione anti-infiammatoria degli olii di pesce, sommata all’inibizione di LTB4, comprende anche la soppressione dell’IL-1 e del fattore di attivazione piastrinica nonché l’espulsione dei radicali liberi.

Lattosio e glutine

Le patologie intestinali si accompagnano spesso a riduzione o, addirittura,

a distruzione dell’azione degli enzimi presenti a livello  della mucosa, in particolare della lattasi, il più importante enzima superficiale. Il latte, così come altre sostanze contenenti lattosio vanno, di conseguenza, evitati in pazienti affetti da malattie intestinali. Infatti, la mancata digestione del lattosio produce una degradazione del  lattosio stesso da parte dei batteri intestinali con conseguente liberazione di acidi grassi volatili che causano una diarrea di tipo osmotico. L’uso dello yogurt, ha funzione probiotica, nella terapia della diarrea cronica non è raccomandato proprio a causa del suo contenuto in lattosio. Inoltre, i probiotici dovrebbero essere somministrati più volte al giorno per favorire realmente la colonizzazione del colon da parte dei batteri nonché la loro sostituzione nei confronti dei batteri potenzialmente patogeni.

 Il glutine è una componente importante di grano, avena, orzo e segale e pertanto tutti questi alimenti devono essere eliminati dalla dieta di pazienti affetti da inflammatory bowel disease (IBD) in quanto al diarrea potrebbe proprio essere causata da un’enteropatia da glutine.

 

Proteine

Le reazioni avverse agli alimenti base sono comuni nei pazienti   affetti da patologie gastrointestinali. Queste reazioni possono essere evitate con successo effettuando un’ accurata selezione delle proteine contenute nella dieta. Poiché i determinanti antigenici presenti sulle proteine sono occasionalmente riconosciuti come fattori aggravanti dell’IBD, alcuni ricercatori suggeriscono la somministrazione di una dieta “ipoallergenica” che, generalmente, è priva di additivi e conservanti a contiene nuove fonti proteiche ad alta digeribilità.

Va però detto che non esistono proteine intrinsecamente  ipoallergeniche, tuttavia, le proteine ad alta digeribilità possono essere d’aiuto in quanto le proteine  hanno un potere antigenico maggiore rispetto ai polipeptidi e agli aminoacidi. Si ipotizza che alcune forme di colite possano essere associate a sensibilità ad una dieta iperproteica così come dimostrato in  patologie del piccolo intestino.

Infatti, proteine, lipoproteine, glicoproteine, lipopolisaccaridi e carboidrati possono indurre, nel grosso intestino, una risposta immunologica o infiammatoria simile a quanto osservato nel piccolo intestino. Il teorico beneficio apportato dall’utilizzo di diete “ipoallergeniche” nel paziente con colite dovrebbe derivare dalla minimizzazione dell’antigenicità dei componenti dietetici che giungono al colon, diminuendo così le probabilità dell’insorgenza di una reazione immunitaria.

Ciò suggerisce che la selezione della fonte proteica della dieta deve essere considerata un punto di fondamentale importanza nella gestione dei pazienti con patologia gastrointestinale idiopatica.

Le diete commerciali altamente digeribili, anche senza fonti proteiche nuove, hanno mostrato di essere di beneficio nel paziente con diarrea causata da patologia del grosso intestino.

 

Foods rich in Fiber on a wooden table. Healthy eating. Selective focus

Fibra

La fibra nella dieta è rappresentata da materiale vegetale che resiste alla digestione degli enzimi intestinali. Fonti di fibra a fermentazione moderata sono spesso raccomandabili in pazienti con colite cronica. La fermentazione della fibra da parte dei batteri produce in questi casi acidi grassi a catena corta.  Il butirrato è la prima fonte di energia per le cellule della mucosa del colon, ma si suppone lo sia anche per quelle della mucosa del piccolo intestino.

Gli acidi grassi a catena corta abbassano il pH del colon, contrastando la crescita di batteri patogeni.

I prebiotici sono ingredienti di tipo non digeribile che hanno effetti positivi stimolando, nell’ospite, la crescita selettiva o l’attività di una o più specie batteriche presenti nella porzione distale del piccolo intestino e nel colon.  I meccanismi coinvolti nell’arginare la crescita di batteri potenzialmente patogeni sono rappresentati dalla creazione di un micro-ambiente fisiologicamente inadatto o sfavorevole alla loro crescita, dalla competizione per i substrati essenziali e dalla produzione di sostanze ad azione simil-antibiotica.

 

Inflammatory Bowel Disease (IBD)

L’IBD è caratterizzata dall’infiltrazione della lamina propria intestinale da parte di linfociti, plasmacellule, eosinofili, macrofagi e neutrofili, in diversa combinazione.

La diagnosi di IBD necessita in primo luogo dell’esclusione di potenziali cause di infiammazione gastrointestinale  quali i parassiti, enterocoliti batteriche, intolleranze o allergie alimentari e neoplasie. Se non si escludono le cause note di flogosi gastrointestinale, che possono mimare l’IBD, il clinico non otterrà buone risposte dalle terapie farmacologiche o alimentari. L’insorgenza dell’IBD nell’uomo puo’ essere dovuta a difetti nell’immunoregolazione del tessuto linfoide intestinale che possono essere aggravati da difetti di permeabilità della mucosa, agenti infettivi e parassitari, nonché allergie alimentari potrebbero essere coinvolti nella patogenesi dell’IBD.

 Il termine ipoallergenico, in generale, si riferisce a diete altamente digeribili, prive di additivi e conservanti e contenenti singole ed inusuali fonti proteiche.

Pertanto è estremamente importante che gli ingredienti di una dieta potenzialmente ipoallergenica siano valutati con cura, in quanto spesso diete pubblicizzate e commercializzate come ipoallergeniche possono contenere svariate fonti proteiche vitamine ed antiparassitari addizionati di sapori gustosi.

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